Per favore, fermiamo la strage, fermiamoci!

Oggi è stata l’ennesima giornata tragica per la gente del nostro paese.

In un paesino vicino Firenze, un operaio di sessant’anni, licenziato da poco, si è dato fuoco in un boschetto perché era stato licenziato ed aveva qualche debito.

A Perugia, un piccolo imprenditore cui era stato sospeso dalla Regione Umbra un finanziamento di 160.000,00 euro, è entrato negli uffici, ha ammazzato due impiegate che tra l’altro pare non c’entrassero nulla con i suoi guai, e poi si è suicidato.

In serata, il capo delle comunicazioni di MPS si è buttato già dalla finestra della sua stanza ed è morto poco dopo. Gli inquirenti hanno trovato nel suo cestino della carta straccia un biglietto in cui aveva scritto “ho fatto una cavolata”.

Questa sera, un amico mi ha detto che poco prima era riuscito a sventare il tentativo di suicidio di un imprenditore cui le banche hanno revocato i fidi, pare senza fondata ragione. Oggi l’ha scampata, ma domani?

Il clima nel nostro paese diventa sempre più plumbeo. La gente è nervosa, triste, stanca, arrabbiata. Se la prende per un nonnulla, i nervi saltano e ogni tanto finisce in tragedia quando i nervi cedono o la psiche traduce in azione i pensieri di impotenza e di morte che passano nella testa di molti. Basta guardarsi in giro, cercare nelle facce della gente: la felicità è scomparsa, rarefatta come l’aria nella stratosfera, i volti sono tesi e tirati, i caratteri scontrosi, i gesti bruschi, le parole spezzate, disperate, vuote.

L’Italia era un paese felice una volta. Qui c’è il sole, il mare, la bellezza del paesaggio, la cultura, la storia. E soprattutto c’era l’allegria, anche quando non c’erano soldi, c’era la speranza e la gioia di vivere, vivere comunque, cercando le cose belle, facendo le cose belle, perché la vita vale sempre la pena di essere vissuta. Questa era la terra della musica, del ballo, dell’amore. Era una nazione dove la coscienza di essere comunità era un vincolo forte e vivo, soprattutto nella luce delle cento piazze e dei mille campanili dei nostri meravigliosi paesi. Quella luce si è spenta, travolta da una tempesta che travolge la vita della gente. Le comunità sono scomparse, o sopravvivono tra mille difficoltà sapendo perfettamente di essere destinate a morire o prima o poi.

Fermiamoci! Per carità, facciamolo subito. Propongo un giorno di meditazione nazionale per fermare la strage. Lo so che sembra un’idea folle, ma dobbiamo farlo. Una volta la domenica era un giorno di riposo, di preghiera e di festa, poi è diventata la festa del consumo e nessuno smetteva più di lavorare perché tutti si erano indebitati per guadagnare di più. Ora la domenica è un giorno come gli altri, triste come gli altri, le campane non suonano più a festa, e non battono nemmeno i rintocchi della morte. C’è rimasta solo la tristezza e le corse impazzite per cercare un’occasione qualunque per non morire soffocati dai debiti. C’è la follia dietro tutto ciò, la follia del debito.

Bankitalia dice che i due terzi delle famiglie italiane non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, i redditi non bastano più. Non c’ molto da festeggiare, dunque, ma non possono essere i soldi il problema, non devono esserlo. Quarant’anni fa la gente aveva molte meno opportunità, i problemi erano tanti, le difficoltà pure, ma il clima era esattamente l’opposto. C’erano le lotte, certo, ma con le lotte cresceva anche la coscienza civile, la società, la cultura, la solidarietà. Bastava poco per essere felici, magari non a lungo, giusto un po’, per poco tempo, ma la felicità erano in tanti a sapere cosa fosse. Erano in tanti a desiderarla. C’era anche la corruzione, vero. Nei partiti, nel governo, nelle istituzioni, nella società civile. Ma c’era anche tanto senso della società, della comunanza, della partecipazione. L’onestà era ancora un valore per molti.

Oggi il corpo sociale puzza dalla testa ai piedi. Alle notizie tragiche ne aggiungo altre, tragiche anch’esse, poiché testimoniano la scomparsa della società civile. Tre piccoli esempi, tratti da un elenco ormai infinito, un testa coda impressionante del degrado sociale, dal politico che ha rubato e accusa gli altri politici di essere suoi complici, al funzionario dell’Inps che ha gratificato la moglie di una pensione d’oro, alla gente che a Roma entra in metropolitana senza pagare il biglietto. Non sono solo ragazzi, guardate bene, ci sono giovani, adulti, bambini, anziani, che fanno i portoghesi con i trucchi più vari. Paghi uno entrano in due o in tre, in venti minuti oltre cinquanta persone sono entrate gratis. In queste tre categorie, ognuno pensa a sé, il bene comune non compare nemmeno lontanamente all’orizzonte. E i controllori non ci sono, ovviamente. C’è poco personale, dice l’Atac. Ma che stupidaggine, i cinquanta che sono entrati gratis in venti minuti, hanno sottratto alle casse della società 75 euro, ovvero lo stipendio di un giorno intero di un addetto dell’Atac. Se anche il bilancio fosse in pareggio, tra i costi degli stipendi e quanto si recupera dall’evasione, non sarebbe meglio avere qualche centinaio di occupati in più? Ah, ma dimenticavo che la logica è quella del taglio dei costi, non della tutela dell’occupazione. L’amministratore che taglia più di tutti prende tanti benefit milionari. Ma si può essere più stupidamente e perversamente delinquenti di così?

I delinquenti stanno in cima, e poi si replicano nel corpo sociale nell’indifferenza generale. Giuseppe Guarino non è un complottista, come certamente lo definiranno i tutori del PUE (Pensiero Unico sull’Economia o sull’Euro, che ormai per loro sono la stessa cosa), quei geni di Wikipedia, e non mi risulta che frequenti i centri sociali o il M5S. Si tratta di un grande giurista che è stato più volte Ministro dell’Economia, dell’Industria ed altro, nei tempi in cui le competenze contavano ancora qualcosa (poco, ma contavano) che a proposito del MES e del Fiscal Compact si è espresso in questo modo: “quando mi sono messo a cercare di capire, mi sono messo le mani nei capelli. Io qui ci vedo trucchi, imbrogli, arbitri e illegalità commesse incredibili“. Il pesce puzza dalla cima della testa fino alla coda, e l’olezzo è insopportabile. Siamo un paese in cui la corruzione è arrivata dappertutto, a tutti i livelli. Chi può ruba, imbroglia e impiccia pensando a sé stesso e fregandosene degli altri. E chi non ce la fa perde il senno. E qualcuno spara.

Fermiamoci. Non c’è nessuna ragione, nessun denaro, nessun movente che possa giustificare questa orribile strage. La vita deve sempre essere al di sopra di tutto. E la felicità deve essere lo scopo della nostra vita.

Siamo sotto la tirannia del debito, un despota che reclama sempre più vittime. Un tiranno che odia la vita e la felicità. Quest’anno gli italiani tutti, sul debito cosiddetto aggregato, quello dello Stato, degli enti locali, delle imprese e delle famiglie pagheranno circa un quarto del loro prodotto per gli interessi sul debito. Sto parlando di centinaia di miliardi, non di bruscolini. Se molti diventano sempre più poveri e infelici, ci sono pochi che diventano sempre più ricchi. Ma non possono essere felici in questo mare di disperazione. Semmai indifferenti, ma non felici, non è possibile la felicità sulle tragedie degli altri.

Fermiamoci e cerchiamo una soluzione. Ce ne sono tante possibili, quanto meno per cercare di uscire da questa spirale perversa e senza fine, perché il debito cresce sempre, inesorabile, da tanti anni ormai, senza alcuna possibilità che venga ripagato o in qualche modo ridotto o limitato. L’ho dimostrato, è impossibile che questo avvenga.  Propongo la faz, com’è noto a chi segue questo blog e i miei scritti, ma va bene tutto, purché si esca da questo buco infernale. Purché riparta la speranza. Va bene persino la MMT, almeno per un po’ purché la gente smetta di ammazzarsi. Va bene persino lo Scec, o il Sardex o una monetina complementare qualsiasi, pur di ritrovare un minimo di solidarietà e di vita sociale. Dobbiamo fermarci, smettere di farci inseguire dai debiti e dalle sue logiche. Smetterla di ascoltare gli avvoltoi che ci dicono che non c’è soluzione, se non altri sacrifici, altro sangue, altra strage. Chiudere la televisione, chiudere pure i computer e tutto ciò che non è umano, e guardarci in faccia e stringerci le mani. Sentire la vita pulsare intorno a noi, la vita degli altri, della natura, del mondo. Ripartire dalle cose elementari, la terra, il sole, l’acqua. Dobbiamo riscoprirci umani e radicare nella nostra testa, percorsa dai pensieri di morte e di disperazione, l’idea che la vita è meravigliosa sempre. Ed è meravigliosa insieme agli altri, un’avventura fantastica che nessuno può impedirci di vivere. Nemmeno gli usurai, nemmeno le banche, nemmeno gli avvoltoi del debito.  Fermiamoci, è ora di ripensare tutti insieme a quello che stiamo facendo e ricominciare a pensare in termini di società e non di egoismi individuali. Solo così potremo sentirci compiutamente umani, e potremo dire di esserlo diventati definitivamente.

10 pensieri riguardo “Per favore, fermiamo la strage, fermiamoci!

  1. Caro Mimmo,
    assolutamente corretto quanto scrivi. Non è tanto la crisi economica che fa aumentare i suicidi. Ammesso pure che siano aumentati, se non in media almeno in alcuni gruppi sociali, la ricerca di epidemiologia psicosociale ci mostra che tra le cause di questo aumento ci sono piuttosto le politiche economiche di destra. E’ stato infatti dimostrato in vari studi un preciso e significativo rapporto tra clima politico e tasso di suicidi. In Inghilterra, ad esempio, i governi conservatori in tutto il XX secolo hanno prodotto il 17% di suicidi in più. In Australia, il rischio di suicidio aumenta dal 17 al 40% con i governi conservatori statali e locali, specialmente in quei distretti che non votano a destra. Viceversa, politiche fiscali e sociali egualitarie e ridistributive – tipiche dei governi di sinistra – sono associate a maggiori speranze e minor tasso di suicidi. E’, di nuovo, la mancanza di speranza che si conferma una porta di accesso al suicidio. Già Socrate, 2500 anni fa affermava che l’uomo ha bisogno di speranza come lo stomaco del cibo. Il suicidio si prepara quando una situazione viene percepita come insopportabile e soprattutto senza speranze di cambiamento.
    Lucio

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    1. Caro Lucio, sono contento che la scienza confermi l’intuizione che le politiche economiche liberal producono un incremento dei suicidi. È la competitività la causa, immagino. Una competitività estrema su un piano mortifero, come quello del denaro a tutti i costi, in cui chi non ce la fa prova sulla propria pelle il fallimento della propria esistenza e coltiva sentimenti di annichilimento personale. L’introduzione del Reddito di Cittadinanza Universale rompe alla radice questo meccanismo perverso e lancia il messaggio che la vita di ciascuno è comunque importante, al punto che la società si preoccupa di tutelarla e coltivarla. Rompe con l’uomo ad una dimensione, per cui il denaro è l’unica misura dell’esistenza. È tutto molto semplice, ma allo stesso tempo terribilmente complicato, poiché urta contro le logiche del potere e contro l’assuefazione ad esso che la gente ha interiorizzato in migliaia di anni. Liberare l’umanità è difficile, ma dobbiamo continuare ad insistere inoculando concetti di libertà in continuazione. Alla fine qualcosa sta venendo fuori, forse.

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  2. Allora tempestiamo di richieste Beppe Grillo e Napolitano per proporre un governo monocolore 5STELLE con l’appoggio di chi ci sta! DIECI RIFORME STRATEGICHE e poi nuove elezioni. E vediamo chi si tira indietro!

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  3. Tu che sei sempre li a riempirti di belle parole, che sicuramente in tanti condividiamo, perchè non cominci da quei semplici gesti come ad esempio rispondere alle persone che con te interagiscono su questa tua pagina in maniera semplice,persone semplici come me che si aspetterebbero piccole e brevi risposte semplici. Se in te di semplicità interiore sei dotato.Oppure anche tu come i tanti ti ergi sul piedistallo del sapere? Quello che non sanno fare gli intellettuali..scendere di qualche gradino, invece che continuare a celebrare se stessi in relazione ai propri simili o adepti. Belle parole le tue ma poi come la stragrande maggioranza dei tecnocrati e politologi ,critici,ideologi.. cascate in contraddizioni o non avete la coerenza e l’onestà intellettuale di sviluppare tesi per un vero cambiamento in meglio per tutti e non solo per determinate categorie.

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    1. Caro amico, io faccio quello che posso, anche se non è molto più di così non ho la possibilità di interagire. Strappo il tempo al lavoro, alle difficoltà quotidiane, al sonno per scrivere. In genere rispondo quando mi chiedono qualcosa, ma a volte non ce la faccio e poi semplicemente me ne scordo. Non sono un tecnocrate, né un poitologo, né un ideologo, vivo con mille difficoltà facendo altro nella vita e qui non solo non guadagno nulla ma ci rimetto. E se scrivo che dobbiamo fermarci è perché io ho bisogno di fermarmi e riflettere. E i pensieri di vuoto, di tristezza e di morte sono quelli che si affollano nella mia testa a fronte dei problemi. Non mi ergo su nessun piedistallo, questo post l’ho scritto con il sangue e con la fatica, di notte, rinunciando al sonno e con i mille problemi che devo affrontare oggi e che non so se avrò la forza di affrontare. Quanto alle tesi epr il cambiamento ne scrivo da quindici anni, ci ho fatto dieci libri ed ho provato in tutti i midi. Non è facile per niente, ma non puoi dire che che non sono intellettualmente onesto. I miei libri sono gratuiti su questo sito e dalla loro vendita non ho mai ricavato un centesimo. Magari se invece di criticarmi a priori te li leggessi potremmo discuterne nel merito. I progrtti ci sono e sono realizzabili, ma mancano le persone e i fondi per renderli concreti. Se leggi trovi tutto, ma evidentemente non ti interessa, altrimenti l’avresti già fatto.

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      1. Forse per la fretta nell’esprimermi devo essermi espresso male! Naturalmente non mi rivolgevo a te quando mi riferivo a tecnocrati ed altre specie immonde. Ho stima per il tuo impegno ed i tuoi lavori letterari,anche se ho letto solo “Un’Altra Moneta”, poi però ho letto altro sulle Faz, i tuoi interventi su questa tua pagina,ti ho seguito sulla tua pagina Fb,tuoi video ed altro. Condivido quasi tutto! E sono assolutamente solidale ed apprezzo profondamente questa tua ultima riflessione così umana. Ti prgo di scusare il mio carattere un po cinico, sono tendenzialmente così sfiduciato un po su tutto e su tutti! Ma rimango caparbiamente attivo nell’impegno civile e pronto a scendere in campo,purchè si usi un linguaggio ed una espressione semplice e comprensibile dai più cittadini. Ora è un momento propizio per l’azione! Proponiamoci!

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    1. Mi auguro che lei possa ricevere adeguata risposta da De Simone, da parte mia mi sento solo di dire molto semplicemente che non si possono scaricare sul M5S responsabilità di un’immobilismo pluridecennale di partiti politici, che dire “politici” è già di per se un’eufemismo! Noi siamo pronti a governare e sicuramente anche lei gentile Giovanna saprebbe fare meglio di quei collusi che hanno governato in tutti questi anni, per cui siamo arrivati alla resa dei conti.

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    2. Cara Giovanna, ma ci si può davvero fidare di Bersani? Ha appoggiato il governo Monti per oltre un anno, dichiarando che bisognava salvare l’Italia sotto attacco. Non era questa una dichiarazione di impotenza politica? Cosa è cambiato oggi, per cui ci possiamo fidare di lui e del PD? Cosa propone il PD, al di là delle buone intenzioni di andare a trattare in Europa (sic!) condizioni migliori per i prestiti, che possa dare una svolta a questo paese?
      Grillo ha sempre detto che non ha alcuna intenzione di fare alleanze né coalizioni. Ora sta mantenendo fede a quello che ha detto. Perché mai dovrebbe dare fiducia al PD o a qualunque altro partito in Parlamento? Farebbe esattamente la stessa cosa che ha sempre criticato aspramente e proprio per questa critica ha avuto una valanga di voti. Dovrebbe suicidarsi politicamente a fronte di cosa? Non vedo alternative a un governo tecnico che cerchi la maggioranza giorno per giorno in parlamento. E se non ci riesce si torna a votare. Almeno così forse qualche partito la smettera di fare esercizi di ipocrisia e di arroganza e si metterà a cercare di costruire un’alternativa, o quanto meno, ad ascoltare quello che il paese cerca disperatamente di dirgli. Qualcuno che dica una cosa di sinisstra, forse, da qualche parte arriverà….

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